I vostri capelli (tagliati) potrebbero essere utili all’ambiente

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Pensate mai a quale fine fanno le vostre ciocche di capelli tagliate dal parrucchiere? Molti di noi non se lo chiederanno neppure, sicuramente verranno spazzati via e poi gettati nel cassonetto. Una studentessa dell’ University of Tecnology di Sidney Rebecca Pagnucco pensa invece che i capelli gettati via dai parrucchieri potrebbero essere molto utili al nostro pianeta.

I capelli potrebbero essere un rimedio all’inquinamento marino causato per esempio dalla fuoriuscita di petrolio.

I capelli sono un bioassorbente naturale, è stato dimostrato che possono assorbire sostanze oleose fino a nove volte il loro peso.

Tutti i giorni  i nostri capelli trattengono sulla loro superficie sostanze oleose come il sebo, questo meccanismo funzionerebbe anche con altri oli, in modo specifico i capelli potrebbero essere usati per assorbire il petrolio in caso di disastro ambientale marino.

Sembra strano, ma in effetti potrebbe essere la soluzione meno costosa al mondo e la più efficace contro l’inquinamento delle acque.

Attualmente per ripulire le acque in caso di disastro ambientale si utilizzano prodotti sintetici fatti di polimeri di plastica alcuni di questi materiali potrebbero contribuire anch’essi all’inquinamento delle acque, risolvono un problema ma ne creano un altro.

Se abbiamo a disposizione la soluzione più naturale ed economica in assoluto perché non provare ad usarla?

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Una soluzione economica alla fuoriuscita di petrolio nei mari

Al momento sono al vaglio diverse soluzioni ecologiche per recuperare i danni da versamenti oleosi nei mari e nei fiumi. Ci sarebbero lana e cotone che potrebbero funzionare bene, ma il loro impiego nel tessile ne rende la produzione già destinata, e ne alza il valore commerciale e quindi il costo I capelli tagliati sono invece rifiuto, spreco: salvo alcuni saloni che li riutilizzano per realizzare parrucche, in linea di massima vengono buttati. C’è inoltre un altro beneficio: si possono lavare e riutilizzare per diverse volte. La ricerca non è ancora ufficializzata dal punto di vista accademico, ma in via di vaglio ed approfondimento. Eppure, apre la strada ad un percorso che vale la pena sperimentare.

 

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